Ciò che afferma la scienza non sempre corrisponde a verità. Può capitare. Chi occupa le posizioni all’interno delle branchie di ricerca è un essere umano e, come tale, è soggetto all’errore. Ci sta. Ci può stare. Tali errori, però, vengono, spesso e volentieri, scovati e corretti da qualcun altro, sempre all’interno della comunità scientifica.
Il lavoro di queste persone è di elevata caratura. Grazie all’impegno che ci mettono durante giornate intere le quali alla fine si tramutano in anni, questa gente sarà un giorno in grado di trovare la risposta alle infinite domande che ci poniamo nel percorso della vita.
È grazie a loro che sappiamo come è nato il nostro fantastico pianeta. È grazie a loro che nell’era moderna non si muore più per malattie infantile. È grazie a loro che siamo in grado di comunicare con un parente che abita oltreoceano. Ed è sempre grazie a loro che sappiamo che cosa sia l’ossigeno e a che cosa ci serve.
Alcune persone, però, tendono a sminuire l’operato dei ricercatori. Per qualcuno è tempo perso. Per qualcun altro, invece, le loro scoperte sono tediate da fini politici ed economici. Lungi da noi entrare in un argomento così delicato e ricco di sfumature polemiche, quello che invece vorremo far comprendere è quanto queste affermazioni non abbiamo un fondamento su cui basarsi.
E per farlo… beh, sì, ci serviamo della scienza.
La più comune alleata del modo di pensare di chi non crede alla scienza si chiama “disinformazione”. Ma come si combatte? In fondo, il non cercare da sé le risposte alle proprie domande e limitarsi a leggere e studiare solo una parte di pensiero è una scelta e sì, a volte è anche questione di pigrizia mentale.
Parliamoci chiaro, oggigiorno è difficile che ci sia la voglia e il tempo di sfogliare diversi giornali e mettersi seduti ad approfondire certi argomenti. Il risultato è quello di prendere per buona la maggior parte delle cose che si leggono una volta sola, senza andare a verificare se la fonte è attendibile oppure no.
Infatti, il modo migliore per combattere questa sorta di disinformazione è proprio offrire una seconda alternativa, donando differenti spunti di riflessioni e costruire, così, un dibattito che fa bene all’animo e a tutta la psicologia. Ovviamente, sfociare nel “io ho ragione e tu hai torto” è la cosa più sbagliata che si possa dire. È necessario, invece, dimostrare con i fatti e con letture appropriate il proprio punto di vista, mentre si ascolta con attenzione ciò che l’altro ha da dire.
Le persone tendono a costruirsi dei modelli mentali. Pensano di essere a conoscenza di come funziona il mondo e non riescono ad allontanarsi da tali principi. Nel loro caso, questa modalità di pensare è costituita da diversi ingranaggi che si uniscono in un’unica ipotesi che diviene affermazione e dato di fatto. Ora, immaginiamo il momento in cui viene svelato che un pezzo del modello su cui si basa il loro stile di vita è falso. Cosa succede? Si forma una voragine e tutti i pezzi del puzzle cadono, uno dopo l’altro, in un domino catastrofico.
Questo perché ogni persona si sente a disagio nel trattare con un modello incompleto e ciò ci rimanda alla teoria confutata dell’impotenza appresa, dove la mancanza di autocontrollo diviene il sintomo di qualcosa di più grande. Tutti vorremo sentirci come se sapessimo sempre che cosa sta succedendo attorno a noi per assicurarci protezione dai pericoli del mondo esterno. Nel momento in cui si va a creare un vuoto, è di necessaria vitalità riuscire a colmare quel divario puntando su una valida alternativa che ci rimetta in piedi.
Un esempio? Hai presente quei terribili omicidi divenuti un caso mediatico? Nella mente di una persona la presunzione di innocenza spesso non esiste. In questo caso, il sospetto diventa colpevole a meno che non si presenti un secondo possibile sospettato come alternativa.
Tuttavia, puntare sui fatti spesso non è sufficiente per fare in modo che gli altri credano nella scienza.
Credere nella Scienza: Come Sconfiggere l’”Ignoranza”
Dire a qualcuno che il suo pensiero è sbagliato, seppure suffragandolo di fatti non può bastare. Non basta per il semplice fatto che non hai dato una spiegazione del perché le sue parole sono errate. Per contrastare la disinformazione, è fondamentale fornire un valido motivo che attesti le tue conoscenze e dia man forte alle tue ragioni.
Le persone si sentono più al sicuro con un paio di informazioni e dati provati sotto gli occhi. Avere una spiegazione e capire il perché accadono determinate cose rende più propenso a pensare che siano reali. Moltissime sono le tecniche in grado di affrontare questi tipici ragionamenti.
In primo luogo, è importante focalizzare l’attenzione sul fatto stesso piuttosto che sul punto di vista. Devi comunicare dati certi, non la tua opinione. In secondo luogo, dai loro un avvertimento prima di svalutare una certa mitologia di pensiero. E per ultimo, spiega perché quella mentalità non funziona. Un aiuto concreto te lo può dare uno studio datato gennaio 2009 che spiega le origini del diniego e come si affronta.
In conclusione, per mettere in chiaro che si sta andando incontro alla disinformazione tutto quello che devi fare è: parlare del mito, avvertire chi hai di fronte che si tratta di una leggenda, spiegare perché non è un dato certo e raccontare come questo possa distorcere i fatti.
Come Far Credere alla Scienza: Esempio Pratico
Sei seduto al bar con un amico di vecchia data e una tazza di caffè in mano. State parlando del clima e lui tira fuori che il riscaldamento globale è assoluta follia. Come puoi controbattere? Semplice.
Puoi citare uno studio scientifico che afferma come il 97 per cento dei ricercatori climatici concordi sul fatto che il riscaldamento globale esiste ed è causato da scelte sbagliate degli esseri umani. Tuttavia, lui può replicare portando in tavola una petizione firmata da 31.000 scienziati che dicono il contrario.
Come dargli torto? Ti sta sfidando con la tua stessa posizione, basandosi su un fondamento scientifico. E qui casca l’asino, perché quello di cui ti sta parlando in realtà non può essere preso in considerazione. Perché? Circa la quasi totalità di quei ricercatori non sono affatto qualificati nel settore climatico. Ed è proprio qui che raggiungi la vittoria: le competenze reali superano il mito, donandoti una certa credibilità che porta chi non crede alla scienza alla sconfitta.