Almeno una volta nella durata delle nostre vite succede di provare impotenza di fronte a una determinata situazione. Accade di trovarci di fronte a sensazioni, emozioni e avvenimenti più grandi di noi, al punto tale che non siamo in grado di sederci a un tavolo, riflettere con chiarezza e affrontare il problema.

È normale. È umano.

Non possiamo controllare tutto.

Ti piacerebbe, vero? Sfidiamo chiunque a dire il contrario!

La sensazione che provi quando hai qualcosa sotto controllo ti fa sentire sicuro, protetto, immune a qualsiasi evento esterno. Sai che andrà così e niente e nessuno può fermarti. D’accordo, ma lo sai benissimo che non sei un veggente e non hai il dono di prevedere il futuro. E così quel sentirti forte, minuto dopo minuto, comincia a divenire insicurezza, fino a trasformarsi in uno stato di ansia.

Questo particolare disagio può diventare così potente da sfociare nello stress e, persino, nella depressione. E se queste emozioni si verificano come risposta della mente in una qualsiasi situazione avversa, è possibile sviluppare una condizione psicologica complicata, conosciuta con il nome di impotenza appresa.

Il nome è tutto un programma e non suona di certo come una dolce melodia. È però possibile venirne fuori e tornare a condurre una vita più produttiva e felice. Sul serio.

Se ti risulta difficile credere alle mie parole, tranquillo, non mi offendo, ma sicuramente avrai un occhio di riguardo per la scienza che ha ricercato in profondità spiegazioni su questo incredibile fenomeno. Lo ha fatto con un esperimento sui cani che ha fatto scalpore per l’epoca in cui è stato condotto.

Lo studio, infatti, è stato pubblicato nel maggio del 1967 sul Journal of Experimental Psychology a opera di due psicologi che sono, poi, divenuti piuttosto famosi nel loro ambito professionale. Martin EP Selignam e Steven F. Maier i nomi dei due scienziati protagonisti che hanno rivelato al mondo l’esistenza dell’impotenza appresa.

Il loro esperimento si è svolto in 2 stadi.

Nel primo, diversi cani vengono attaccati ad un imbragatura che limita i loro movimenti e vengono sottoposti a delle scosse elettriche. Alcuni dei cani coinvolti hanno la possibilità di interrompere l’emissione delle scosse elettriche spingendo una leva con il naso. Altri cani invece hanno vicino a sé una leva fittizia, che non porta ad alcuna interruzione delle scosse. Quando i cani del primo gruppo interrompono le scosse attraverso la pressione della leva, le scosse terminano anche per i cani del secondo gruppo, per cui in totale tutti i cani ricevono lo stesso numero di scosse.

Conclusione? I cani appartenenti al primo gruppo imparano facilmente che possono interrompere le scosse; i cani del secondo gruppo invece pur provando a premere la leva, imparano che non hanno alcun controllo sulle scosse, perché avvertono l’interruzione delle stesse come casuale, non dovuta alle loro azioni (ed infatti l’interruzione dipende dai cani dell’altro gruppo).

Nella seconda fase dell’esperimento, gli stessi cani sono stati posizionati in una gabbia, suddivisa in 2 parti da una barriera facilmente scavalcabile. A seguito di un segnale sonoro, una sola parte della gabbia viene elettrificata.

I cani che nella fase precedente appartenevano al primo gruppo, quelli che potevano interrompere le scosse, apprendono velocemente, al primo tentativo, che per non ricevere la scossa devono saltare dell’altra parte della gabbia, quella che non viene elettrificata.

Tra i cani che nella fase precedente si trovavano in una situazione di impotenza rispetto alle scosse invece, alla prima prova non un singolo animale ha provato a sfuggire alla scossa, pur essendo tutti liberi di muoversi e scappare. Alla fine dell’esperimento, fatto di 10 tentativi, due terzi di questi cani si trovava ancora nella parte elettrificata della gabbia, e solo un terzo era scappato dall’altra parte, ma solo dopo 7 o più scosse.

A questo punto, Selignam volle iniziare a estendere la sua ricerca anche sull’uomo per analizzare le differenze di comportamento. Differenze che, in alcune persone, sono assolutamente vicine allo zero. Infatti, alcuni si sono trovati a reagire allo stesso identico modo dei cani. Si è, quindi, scoperto che come negli animali, anche una parte degli esseri umani sceglie semplicemente di rinunciare se messa di fronte alle difficoltà. Questo atteggiamento rinunciatario si sviluppa anche quando la psiche fa capire che non c’è nulla che si possa fare per cambiare le cose.

È proprio questo il principio dell’impotenza appresa il quale scatena un processo ciclico che si ripete all’infinito, trascinandoci in situazioni paradossali da cui uscire diventa quasi impossibile.

Questa ci può portare al confine della malattia mentale, perché implica che la stessa riesce a prendere il controllo sull’individuo. In alcuni dei casi più gravi, la sensazione terrificante di impotenza sfocia nella disperazione più totale che finisce addirittura nel tentativo di togliersi la vita.

Come Superare l’Impotenza Appresa

come superare impotenza appresaCome abbiamo appena visto, quando si parla di impotenza appresa il fattore più importante e il fulcro di tutto sembra essere il controllo. Gli esseri umani hanno bisogno di avere un certo livello di autocontrollo sulla propria vita, ne abbiamo parlato nel paragrafo introduttivo, ricordi?

Ma esiste una buona notizia che potrebbe offrire quella spinta necessaria per uscire dal baratro. Quale? I sentimenti e gli atteggiamenti associati all’impotenza acquisita non sono altro che il risultato di percezioni negative le quali possono essere alterate e soggette a modifiche. Cerchiamo di capire.

Un pensiero negativo può portare a risultati negativi perché è il tuo pensiero che determina chi sei e dove andrai a finire. Modificare la percezione significa andare a cambiare il pensiero, ma non solo da negativo a positivo, ma anche la risposta a quello stimolo, portando a creare un nuovo modo di vedere le avversità.

Focalizzarsi Sulle Prime Fasi di Apprendimento e Definire Obiettivi Contro l’Impotenza Appresa

atteggiamento assertivoIl segreto è concentrarsi sin dall’infanzia ad avere un atteggiamento assertivo e positivo. Crescere con la consapevolezza di non essere in grado di raggiungere i propri sogni fa sì che vi siano una marea di rinunce continue che portano solo a una vita infelice e priva di scopi.

La vita, invece, è costituita da sogni, da obiettivi da raggiungere. Un essere umano senza uno scopo e una meta a cui arrivare, non sarà mai una persona felice. Questo è normale, è il principio della nostra venuta al mondo. Tu sei qui per una determinata ragione: per diventare un medico che salva delle vite, per costruire solidi palazzi, per scrivere racconti e romanzi capaci di entrare nel cuore della gente, per entrare nella storia. Chiunque tu diventerai sarà perché hai fatto qualcosa di importante per te stesso e che potrà rendere felice te e chi ti sta attorno.

Ed è proprio qui che entra in gioco la definizione degli obiettivi. Non venirmi a dire che non ne hai, perché, mi dispiace contraddirti, ma è contro natura. Anche i nostri amici a quattro zampe hanno uno scopo nella loro vita, tutti gli animali l’hanno: si parte dallo semplice spirito di sopravvivenza alla maternità e a tanto altro.

Per riuscire a scavalcare l’ostacolo messo lì di fronte dalla tua mente, devi riuscire a condurti attraverso un processo di definizione della meta. Il trucco è di andare per gradi. Suddividi il tuo scopo in piccoli e semplici tappe, ti sembrerà certamente più facile arrivarci. E ogni qual volta taglierai un traguardo intermedio, riuscirai finalmente a provare quella deliziosa sensazione di incoraggiamento e fiducia in te stesso che ti permetterà di guardare la strada davanti a te con più speranza.

In conclusione, hai appena imparato che l’impotenza appresa non è una malattia terminale, ma è un comportamento che può essere modificato grazie all’utilizzo di tecniche semplici e alla portata di tutti. Allontana la negatività e impara a guardare verso il futuro!