Se anche tu sei tra quelle persone che vede le classiche otto ore di ufficio come una vera e propria utopia e sei abituato a lavorare per molto più tempo, conoscerai bene tutte le classiche distrazioni che possono capitarti durante le tue attività.

È così che dopo una mattinata trascorsa a correggere bozze, scrivere redazionali, stilare bilanci, controllare la contabilità aziendale e inserire dati in un copia e incolla noioso e ripetitivo, ecco che non può mancare la solita sbirciatina al profilo Facebook per dare un’occhiata alle notifiche e alla chat, uno sguardo ai forum che frequenti, il controllo delle anticipazioni e le novità sulla tua serie televisiva preferita, le chiacchiere con i tuoi colleghi.

Non ti sentire in colpa, è fondamentale distogliere l’attenzione e la concentrazione dalle attività localizzate sul lavoro ogni tanto. Non puoi vivere pensando sempre e solo alle tue responsabilità, ogni tanto devi svagare la mente e rilassarti.

Ma se godere di interruzioni sul posto di lavoro può essere positivo, non lo sono invece le distrazioni. La differenza è sostanziale: le prime sono deliberate e frutto di concentrazione, le seconde ti prendono alla sprovvista e distorcono completamente l’attenzione dai tuoi compiti quotidiani. Tornare poi a lavorare con la serenità di prima è più dura di quanto si possa sembrare.

Infatti, uno studio scientifico ci rivela che sono necessari ben 25 minuti per tornare a svolgere i propri compiti dopo che sono stati interrotti. Inoltre, la distrazione continua può causare errori, spesso anche gravi, perché la tua mente non è concentrata abbastanza ma avverte ancora i rimasugli della disattenzione precedente.

Interruzioni: lo Studio che ci Dice Quali Sono Positive e Quali non lo Sono

interruzioni sul lavoroLo studio in questione è stato presentato dall’Università della California ed è stato condotto sotto la supervisione esperta di Gloria Mark, professoressa del Dipartimento di Informatica.

La ricerca è stata pensata e studiata nel dettaglio per approfondire il comportamento e l’atteggiamento dei dipendenti sul luogo di lavoro, osservandone e vagliandone la produttività. Ma per comprendere a fondo i risultati dell’esperimento della Mark, occorre modificare lievemente i nostri punti di vista. Ora, lo studio in sé ci ha fatto notare come l’82 per cento di tutto il lavoro interrotto viene poi ripreso durante l’arco della stessa giornata. Ma… è necessaria una media di 23 minuti e 15 secondi per tornare a svolgere l’attività interrotta.

Se si moltiplica il tempo di una interruzione per tutte quelle che avrai nel resto della giornata, ti renderai presto conto del perché rimani in ufficio fino a tardi per terminare ciò che non hai finito. Ma tra le interruzioni, la Mark fa notare che ce ne sono di due differenti tipi: utili e dannose.

Di solito una pausa breve non corrisponde ad alcun evento negativo. Per esempio: nel momento in cui sei seduto alla tua scrivania e stai scrivendo una relazione che deve essere pronta per il giorno successivo, arriva un tuo collega che ha bisogno urgente della tua firma; questo è il tipico esempio di interruzione utile, perché una volta che hai firmato il foglio tornerai a scrivere la tua relazione senza aver dato adito a pensieri. Questo perché si tratta di un gesto meccanico, del tutto automatico.

Se, invece, ti volti e cominci a scambiare qualche chiacchiera con il tuo collega, il tuo cervello si mette in moto e porta in un angolo il pensiero del lavoro, lasciando spazio al relax. Peccato che non sia il momento giusto.

Quindi, in conclusione, le interruzioni di tanto in tanto sono sane e coinvolgono la maggiore produttività, ma stai bene attento a non farle diventare distrazioni.